Il filo rosso che unisce Dante alla Sardegna non è rintracciabile solo nei versi, seppur poco lusinghieri, che egli ha dedicato ai sardi nell’Inferno e nel Purgatorio.
C’è dell’altro. Un personaggio vissuto al tempo di tempo di Dante che lega il suo destino alla città di Cagliari e la cui eredità è un tesoro scolpito nella pietra, custodito in uno spazio a noi molto caro.
Lapo Saltarelli. Giurista, poeta e amico di Dante, a lui legato dallo stesso destino politico e ispirato da una grande passione letteraria, la stessa che lo portò a comporre, durante l’esilio a Cagliari, nel Convento di San Francesco di Stampace, il sonetto
«Contra’ggio di grand’ira benvollenza ;
E per paura ardimento ho mostrato :
Perduto ho il pianto vinto per sentenza ;
E tuttor vò seguendo, e son cacciato.
Del compimento sono alla comenza ;
Fuggemi’l loco, dove era locato :
E il guadagnar mi par, che sìa perdenza ;
Amar mi sembra dolce assaporato.
Così m’ha travagliato accorta cosa,
Cioè Amore ; che a vegliar dormendo,
Mi face straniare, ove io son conto.
Che spesse volte appello fior la rosa ;
E contradico là ve non contendo :
D’amar credo asbassare, e pur sormonto.»?
Per continuare nel tema dantesco, vogliamo ricordare un sardo illustre ci ha consegnato un’eredità linguistica e culturale di grande valore: Padre Paolo Monni, con la sua traduzione delle #DivinaCommedia in lingua sarda, nella varietà logudorese-nuorese.
Ecco alcuni versi:
Cantigos del s’Ifferru
perdiu mi so’ in d’una tupp’iscura ,
c’ aio lassadu s’urgulu derettu.
Però no isco narrer cantu it dura
cussa malesa areste e reghintosa
ch’in coro mi rinnobat sa pagura.
de su c’appo ‘idu conto carchi cosa.
135-139
Su donnu e dego in cussu gurgu umbrosu
Intramus pro torrare a craru mundu
e chene mancu incuru de reposu,
artziamus isse apprimu e deo segundu,
tantu c’appo goi bidu cosas bellas,
mustràs in chelu in d’unu istampu tundu,
e a vardar torramus sas istellas.
“Nel bel mezzo del cammin di nostra vita,
mi ritrovai per una selva oscura,
che la diritta via era smarrita”
(Inf. Canto I, vv. 1-3).
Ma, dopo un difficile momento si intravede sempre uno spiraglio di speranza, infatti
“salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
(Inferno, Canto XXXIV, vv. 136-139)
“Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele”
(Purgatorio, Canto I, vv.1-3).
Perché alla fine, dopo una grande battaglia
“A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.
(Paradiso, Canto XXXIII, vv. 142-145)
Data: 25 marzo 2020
Costo del biglietto:
Prenotazione: Nessuna
Luogo: Cagliari, Spazio San Pancrazio
Orario: alle 10-00, alle 12.00, alle 16.00 e alle 19.00
Telefono: + 39 0703428269
E-mail: pm-sar.comunicazione@beniculturali.it